giovedì 17 gennaio 2013

La Tavola Rotonda: Buonismo

Chiacchierando intorno ad una tavola
Come dice Barbara, nel suo post, la parola buonismo non viene usata col suo significato originario, ed io non faccio eccezione. Definisco una persona buonista quando con troppa facilità mostra comprensione, disponibilità al perdono, atteggiamenti d'accettazione verso chi ha commesso reati o cattiverie nei confronti altrui. In questa accezione del termine non sono buonista! 
Se però torniamo al significato originario, l'unica cosa che può essere "rinfacciata" al buonista è la sua sovraesposizione, e questo è secondo me legato al concetto di bontà inculcatoci dalla religione, e cioè quello che una persona deve fare del bene, ma non deve "pavoneggiarsi" per il bene fatto, in quanto "peccherebbe" di superbia.
Sinceramente, riflettendoci su, mi son detta "... e che male c'è a mostrare al mondo che si è fatto del bene?" 
Non sono una persona cui piace attirare l'attenzione, e mi comporto di conseguenza, ma perché se aiuto qualcuno, o mi prodigo per una causa devo nasconderlo? 
Credo che mostrandolo agli altri (senza farlo pesare più di tanto) si possa innescare un meccanismo virtuoso, per cui ognuno nel suo piccolo facendo una "buona azione" riesce a migliorare il mondo che ci circonda. Al di là del fatto che si può essere buoni, ma non fessi, tutto questo ragionare mi ha fatto ricordare una frase letta tanti anni fa (ero adolescente) non ricordo dove, che ogni volta che la leggo suscita in me commozione e che recitava così:
Spandi l'amore a piene mani!
L'amore è l'unico tesoro che si moltiplica per divisione
È l'unico dono che aumenta quanto più ne sottrai
È l'unica impresa nella quale più spendi, più si guadagna
Regalalo, buttalo via, spargilo ai quattro venti
Vuota le tasche, scuoti il cesto, capovolgi il bicchiere ... e domani ne avrai più di prima!
Mi direte, cosa c'entra l'amore con il buonismo? C'entra perché senza l'amore per il prossimo che muove le proprie "buone" azioni, si ricade nella falsità di chi fa una cosa solo per apparire.

La ricetta che propongo attendeva di essere pubblicata, e posso dire che mi ha piacevolmente sorpreso, perché l'ingrediente principe non lo amo molto da cotto, ed invece in questa ricetta si è mostrato più che buono.
Cavoletti alla birra
Ingredienti:
650 g di cavoletti di Bruxelles
1 scalogno (o cipolla piccola)
1 foglia d'alloro
50 ml di olio evo
1 cucchiaino di zucchero
sale - pepe q.b.
200 ml di birra chiara

Pulire e lavare i cavoletti, inciderli alla base. Sbucciare lo scalogno, tritarlo e rosolarlo nell'olio. Unire lo zucchero, i cavoletti e l'alloro, far insaporire per 5 minuti. Sfumare con la birra e lasciar evaporare per 3 minuti. Salare, pepare e far cuocere ancora per 10 minuti coperti, poi scoprire e far asciugare per altri 5 minuti. Servire caldi. Gustare!

7 commenti:

  1. mi ispira molto questa semplice preparazione, sarà l'occasione per assaggiare i cavoletti per la prima volta...hai una responsabilità allora! ;)

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    1. ho una responsabilità! come quelli che se salvano una vita poi devono accollarsene la responsabilità? ... Oh mamma! ^___=

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  2. Nadir, complimenti 😊con la birra, gnam, devono essere deliziosi. L'amore è buono, è il buono,,,,😉

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  3. i cavoletti li amo alla follia si acotti che crudi!!!!!
    e mi piace ciò che hai scritto, mi fa riflettere su un ulteriore aspetto del buonismo e sono contenta perchè un po' lo scopo della Rubrica è anche questo :D
    Un bacione e grazie della tua partecipazione tesoro ♥

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    1. di niente stella, è un piacere chiacchierare con te :)

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  4. Mi piace l'idea dell'amore alla base di tutto, perciò approvo post e cavoletto... ed ora: mi ti mangio :*

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