mercoledì 11 febbraio 2009

Testamento biologico

Roma, 10 feb. (Adnkronos Salute)
In Italia se ne parla da anni, ma la normativa sul testamento biologico ha trovato molti ostacoli sulla sua strada. Ora potrebbe avere una brusca accelerazione con l'epilogo del caso Englaro, che ha acceso i riflettori sulla lacuna legislativa esistente nel nostro Paese. Ma come e' regolata nel mondo la complessa materia del fine vita?
Negli STATI UNITI D'AMERICA, primi a regolamentare, esiste il 'Patient self determination Act', risalente al '91: è il Testamento biologico o Testamento di vita (Living will) nato a conclusione di un lungo confronto iniziato negli anni '70 nelle Corti supreme di vari Stati, nella Corte federale, e nella societa' civile. Oggi e' delineabile la seguente situazione: nutrizione e idratazione sono considerati trattamenti sanitari, non mezzi per il mantenimento della vita; il paziente cosciente e capace puo' rifiutare i trattamenti anche se di sostegno vitale; per quanto riguarda il paziente non piu' cosciente, va rispettato il suo rifiuto di terapie se espresso e documentato in condizioni di capacita'; se il paziente non piu' cosciente non ha espresso, in condizioni di capacita', una propria volonta' sulle cure, la decisione sulle scelte terapeutiche sara' presa da un fiduciario (substituted judgement), solitamente un familiare.
CANADA: a differenza degli States, non esiste una politica uniformatrice in materia di 'living will'. Solo in alcuni Stati, come ad esempio Manitoba e Ontario, le direttive anticipate di trattamento hanno valore legale. Negli altri, invece, ogni Provincia assume decisioni autonomamente e in maniera diversa.
AUSTRALIA: anche qui, come in Canada, manca una legge uniformatrice, tant'e' che e' in corso un acceso dibattito che vede tuttavia contrapposti coloro che vogliono una normativa che regoli il testamento biologico e i fautori dell'eutanasia, soprattutto per i malati terminali. Vi sono poi, anche in Australia, alcuni Stati che si sono dotati di una legge sul 'Living will', con provvedimenti che ricalcano la normativa statunitense.
In EUROPA non esiste ancora una disciplina sul Testamento biologico recepibile dagli Stati membri, alcuni dei quali, comunque, hanno adottato autonomamente normative in materia.
BELGIO: e' dal 2002 che nel piccolo Stato europeo e' prevista l'eutanasia, su richiesta esplicita del paziente. Ai cittadini viene riconosciuta anche la possibilita' di predisporre un testamento biologico con dichiarazioni anticipate di trattamento, scegliendo a quali cure sottoporsi e quali rifiutare.
DANIMARCA: con una legge sul 'living will' e' stata istituita un'apposita 'Banca dati elettronica', che custodisce le direttive anticipate presentate dai cittadini. In caso di malattia incurabile o di grave incidente, i danesi che hanno depositato il testamento medico - documento che ogni camice bianco e' tenuto a rispettare - possono chiedere l'interruzione delle cure e dei trattamenti e di non essere tenuti in vita artificialmente. Nel caso di sopravvenuta incapacita', il diritto del malato puo' essere esercitato dai familiari.
FRANCIA: la materia del fine vita e' regolamentata con una legge del 2005, che riconosce il principio di rifiuto dell'accanimento terapeutico e prevede che possano essere sospesi o non iniziati gli atti di prevenzione, indagine o cura che appaiano inutili, sproporzionati o non aventi altro effetto che il mantenimento in vita artificiale del paziente. E' riconosciuta la figura del fiduciario, da consultare nel caso il paziente sia incapace di esprimere le proprie volonta'. Se non c'e' direttiva, comunque, la scelta spetta ai medici.
GERMANIA: manca una norma ad hoc, ma il testamento biologico trova attuazione nella pratica e conferma nella giurisprudenza. La Corte Suprema federale, infatti, emise nel marzo 2003 una sentenza con la quale dichiarava la legittimita' e il carattere vincolante della 'Patientenverfuegung', termine tedesco che sta per volonta' del paziente, riconducendola 'al diritto di autodeterminazione dell'individuo'. Se non c'e' volonta' scritta, decide il giudice tutelare.
INGHILTERRA: realta' analoga a quella tedesca nel Regno Unito, dove il 'living will' e' riconosciuto fin dal 1993, da una consolidata giurisprudenza che ha anche fissato alcune condizioni per la validita' del testamento biologico. L'orientamento britannico su questo delicato tema si e' delineato soprattutto attorno al caso Blond, relativo a un paziente in stato vegetativo che veniva alimentato e idratato artificialmente, proprio come Eluana Englaro. I giudici decisero che i medici non avevano l'obbligo di somministrare trattamenti divenuti inutili a seguito della valutazione scientifica della condizione di vita del paziente e che, quindi, non erano rispondenti al suo 'migliore interesse'. Per cui se il paziente non era in grado di accettare o rifiutare i trattamenti e non aveva rilasciato in precedenza una dichiarazione di volonta' in materia, una volta informati i familiari, si poteva legittimamente procedere all'interruzione dei trattamenti.
OLANDA: e' notoriamente il primo Paese al mondo che, nel 2001, ha modificato il Codice penale per rendere legali, in alcune circostanze rigorosamente normate, sia l'eutanasia che il suicidio assistito dal medico. Questa normativa contiene anche la disciplina relativa al testamento biologico. Le dichiarazioni di volonta' possono essere sottoscritte anche da minori, purche' i genitori siano d'accordo se il minore ha fra i 12 e i 16 anni, mentre se ha fra i 16 e i 18 anni e' sufficiente che ne siano stati informati.
SPAGNA: le norme sulle dichiarazioni anticipate di volonta' in Spagna sono contenute all'interno di una piu' ampia legge sui diritti dei pazienti entrata in vigore nel 2003. E' dunque riconosciuta al cittadino maggiorenne la facolta' di manifestare anticipatamente e per iscritto la propria volonta' in merito a cure e terapie cui essere sottoposto, nel caso dovesse perdere la capacita' di esprimerle personalmente. Egli puo' inoltre nominare un suo rappresentante, dunque anche qui entra in gioco la figura del fiduciario, che puo' fungere da interlocutore con i medici per realizzare le sue volonta' ed evitare che ci sia accanimento terapeutico.

6 commenti:

  1. La normativa di riferimento esiste, speriamo che i nostri politici non facciano il solito pastrocchio!

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  2. Nadir, hanno preparato un decreto legge che è una presa per i fondelli.
    Sempre detto, io, che a noi ci frega il vaticano.

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  3. E, comunque, leggere che anche i ragazzini possono pronunciarsi in merito, mi fa male. E' giustissimo, ma mi fa male. :-(

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  4. Sono per la soluzione Olandese. Forse potremmo limarla nella parte sui minori ma per il resto ora credo che sia il momento di voltare pagina e quindi dare un diritto di scelta totale.

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  5. Stefy, speriamo!
    Bislacca, per principio odio i referendum abrogativi, ma se passa una legge idiota, sarà la prima a firmare per abrogarla.
    Bislacca2, non credo che un ragazzino pensi al testamento biologico, ammenocchè non sia affetto da una malattia terminale, e in quel caso credo sia molto più maturo dei suoi coetanei "sani"
    Daniele, benvenuto. Anche io propendo per quella soluzione, il problema più grande però sta nel fatto che se io faccio una certa scelta, nessun medico dovrebbe operare contro di essa. Anche se prevederei per loro l'obiezione di coscienza, ma questa dovrebbe essere risaputa.

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